4.11.06

la clamorosa claustrofobia dei miei giorni

la clamorosa claustrofobia dei miei giorni
arrampicato in doppiopetto sulle teste dei leoni
l’acqua zampilla dalle teste e i tavoli lì all’aperto
in una coltre di nebbia fitta spessa dura una coltre
indiscriminata una poltrona in pelle azzurra
una gondola sul mobile del bagno
con lo specchio andato in migliaia di pezzi molto prima
che tu tentassi di specchiarti con la barba caprina e gli occhi tristi
cercavi un sorriso apparso un giorno ai tuoi occhi sulle tue labbra
il sole scendeva lento ma non più del solito
la noia dormiva in un monte di poesie lette
di una noia mortale in un paese di poeti è triste
volere essere un poeta che scriva poesia è triste
anche farsi il riportino sulla pelata
clamorosa ma a questo ci si arriva col tempo
ora ti guardi i capelli un po’ lunghi e sporchi
in quello specchio rotto che non c’è
te lo ritrovi nero ti guardi i denti le mani gli occhi
cercavi un sorriso apparso un giorno ai tuoi occhi sulle tue labbra
cercavi un sorriso che ti rendesse ancora una volta... la paura di sbagliare
la paura di non fare in tempo lo stress la vita quotidiana i sorrisi l’allegria
spesso falsi o di costume un cambio vantaggioso cercavi
il sorriso rosa vivo caldo lì apparve all’atmosfera
non fu un’apparizione ma un segno definito bene
nella storia una voragine che ridava storia alla storia
l’origine... o esagero ed era solo una vagina
ma nessuna vagina è mai solo una vagina
e questa sorrideva e parlava raccontava piano
la sentivo bene mi sussurrò all’orecchio ci soffiò dentro piano
cercavo un sorriso apparso un giorno agli occhi sulle labbra

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