9.1.12

l’unghia del metano

Era da tanto che non scrivevo, e nonostante questo ho deciso che questi pochi versi li volevo pubblicare per darmi uno stimolo, grazie a chi vorrà leggerli.

a presto

dario




l’unghia del metano
il fedele sedere di ogni giorno
al canto delle panchine
tra fibre intime notti gelate
rivoli di pioggia che sgorgano
dalle gambe accavallate
sopra gli ostacoli che ogni notte devo superare
per avere i numeri
e questi sogni troppo stretti
da sembrare un paio di scarpe
i lacci me li hai rubati e ora
mi sento così tanto emostatico che non ho
la forza neanche di gridare la rabbia
le lacrime la preoccupazione
la ferita insistente al dito del piede
quale nome mi sono dato?
quale nome hai dato alla cravatta appesa
al collo
la nebbia era un po’ più densa sembrava olio
ghiaccio povera condensa e brina fredda al mattino
ora cosa guardo? dove guardi?
chi sono? che fai?
mi appaio vestito in modo misero
pochi stracci dove inciampare e
una tastiera ostile che reprime le poche parole che escono
è nel suono dei denti che scorgo la pochezza della
letteratura della strada dei miti
oltre ai miei versi sento solo un caldo tepore umido
nelle scarpe




(09/12/2012)

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