11/05/2006
come una pantofola
lì schiacciata
sulle traversine sotto i treni
mira a incidere sul senso della storia
così il dolce equilibrio delle tue crisi
mi sembrano parole che arpeggi
sui fili dei panni
le lenzuola sono il dunque steso tra fluttuanti
canestri le donne al lavatoio
senza più le ceste in testa
senza quel delicato sentore
di maligna magnanimità
poche davvero
le nostre intrinseche serate a discutere
di letteratura e bere vino
non sono bukowskiane
non può bastare uno sgabuzzino
una stanza fetida una bottiglia col tappo a vite
a creare un poeta
né parlare di sbronze appoggiato
contro un muro d’una stalla
in emilia le vacche non sono
felici né potrebbero con quella puzza d’acido
che sale dal tuo vomito
poi da un finestrino all’improvviso spunta il mare
e anche quella nostalgia sparisce
sparisce l’allegria d’un viaggio di birra
e i rivoli d’un finestrino a piacenza
i treni tornano a percorrere le pantofole
con le placche di piombo lì appoggiata
su un binario
ma un intercity non passa mai a caso
e un pomeriggio alla stazione
sembrava una buona alternativa
alle chiacchiere di paese
prendi un biglietto e fai un gioco
di quelli che sembrano belli a 20 anni
e a 30 una pantofola ti fa compagnia
con gli zoccoli da infermiere
intanto nel cielo vola un reggiseno nero
come una storia già sentita
in tempi non sospetti
1 commento:
amore mio, le tue poesie diventano sempre più belle, ma sempre più tristi....posso fare qualcosa per te?
non intendevo le caramelle balsamiche....
Posta un commento