30.8.06

come una pantofola

11/05/2006

come una pantofola

lì schiacciata

sulle traversine sotto i treni

mira a incidere sul senso della storia

così il dolce equilibrio delle tue crisi

mi sembrano parole che arpeggi

sui fili dei panni

le lenzuola sono il dunque steso tra fluttuanti

canestri le donne al lavatoio

senza più le ceste in testa

senza quel delicato sentore

di maligna magnanimità

poche davvero

le nostre intrinseche serate a discutere

di letteratura e bere vino

non sono bukowskiane

non può bastare uno sgabuzzino

una stanza fetida una bottiglia col tappo a vite

a creare un poeta

né parlare di sbronze appoggiato

contro un muro d’una stalla

in emilia le vacche non sono

felici né potrebbero con quella puzza d’acido

che sale dal tuo vomito

poi da un finestrino all’improvviso spunta il mare

e anche quella nostalgia sparisce

sparisce l’allegria d’un viaggio di birra

e i rivoli d’un finestrino a piacenza

i treni tornano a percorrere le pantofole

con le placche di piombo lì appoggiata

su un binario

ma un intercity non passa mai a caso

e un pomeriggio alla stazione

sembrava una buona alternativa

alle chiacchiere di paese

prendi un biglietto e fai un gioco

di quelli che sembrano belli a 20 anni

e a 30 una pantofola ti fa compagnia

con gli zoccoli da infermiere

intanto nel cielo vola un reggiseno nero

come una storia già sentita

in tempi non sospetti

1 commento:

Anonimo ha detto...

amore mio, le tue poesie diventano sempre più belle, ma sempre più tristi....posso fare qualcosa per te?




non intendevo le caramelle balsamiche....