giungevo con le mie mani alle origini del the
serpente verde che non stringe patti con fiumi
ero erotico come un tacco
schiodato di quelli che ritrovi dopo 20 anni
tra le zolle d'un terreno
anche i miei capelli sembrano campi arati
o la desertificazione dell'amazzonia
i vetri i pensieri le pergamene ingiallite
quei giornalisti scomparsi nel ventre della politica
l'ennesima miss italia
il rigagnolo che vedi certi giorni sul tuo corpo
11 volte alla settimana lamentele di cani
fragili esempi di rispetto
rigettare la torre di guardia
captare le onde sottili dell'ironia
la vedi la verginità la celebrano ancora
negli imenei ancora ci vorrebbero insegnare
a prenderci per mano e additare il colpevole
a perdere quel po' di dignità che ancora non abbiamo
guardavo l'erotico in televisione
mi respingevo nelle battute d'un tempo
frugavo la scorta di karkadè
le macchie di ruggine
alla macchina alla ringhiera
quel cane marrone che ti leccava
la faccia misericordia come ci sembriamo inutili
persi nel tempo televisivo
a far trascorrere il tempo
tra il parto e il cancro
tutto in una strana lente
con la forza straordinaria
d'un braccio attaccato al deflussore
con quel po' di terrore
che tutti ci asseconda molto più poveri
e sempre più soli
a guardarci miseri sorridere a tutti
e dire sì va bene grazie di essere qui
adesso non soffre più
ma poi cosa resta a parte la voragine
e il doversi alzare il giorno dopo
pensare credere mettere un fiore
mi sento strano certe sere
scompaginato in pochi attimi di delirante lucidità
pronto a vedere tutto
attraverso il rosso di un bicchiere
e qualche filmato dovremo pure salvarlo
per renderci disponibili a collaborare
o solo per non smettere di sorridere e inorridire
intanto si salva qualche nuovo passaggio
si salta un convento
si ride di sesso stress ammiccanti promesse
e intanto cresce una nuova etica
tra girasoli e granturco e ci riempiamo
la bocca di parole e castagne
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