3.10.06

giungevo con le mie mani alle origini del the

giungevo con le mie mani alle origini del the

serpente verde che non stringe patti con fiumi

ero erotico come un tacco

schiodato di quelli che ritrovi dopo 20 anni

tra le zolle d'un terreno

anche i miei capelli sembrano campi arati

o la desertificazione dell'amazzonia

i vetri i pensieri le pergamene ingiallite

quei giornalisti scomparsi nel ventre della politica

l'ennesima miss italia

il rigagnolo che vedi certi giorni sul tuo corpo

11 volte alla settimana lamentele di cani

fragili esempi di rispetto

rigettare la torre di guardia

captare le onde sottili dell'ironia

la vedi la verginità la celebrano ancora

negli imenei ancora ci vorrebbero insegnare

a prenderci per mano e additare il colpevole

a perdere quel po' di dignità che ancora non abbiamo

guardavo l'erotico in televisione

mi respingevo nelle battute d'un tempo

frugavo la scorta di karkadè

le macchie di ruggine

alla macchina alla ringhiera

quel cane marrone che ti leccava

la faccia misericordia come ci sembriamo inutili

persi nel tempo televisivo

a far trascorrere il tempo

tra il parto e il cancro

tutto in una strana lente

con la forza straordinaria

d'un braccio attaccato al deflussore

con quel po' di terrore

che tutti ci asseconda molto più poveri

e sempre più soli

a guardarci miseri sorridere a tutti

e dire sì va bene grazie di essere qui

adesso non soffre più

ma poi cosa resta a parte la voragine

e il doversi alzare il giorno dopo

pensare credere mettere un fiore

mi sento strano certe sere

scompaginato in pochi attimi di delirante lucidità

pronto a vedere tutto

attraverso il rosso di un bicchiere

e qualche filmato dovremo pure salvarlo

per renderci disponibili a collaborare

o solo per non smettere di sorridere e inorridire

intanto si salva qualche nuovo passaggio

si salta un convento

si ride di sesso stress ammiccanti promesse

e intanto cresce una nuova etica

tra girasoli e granturco e ci riempiamo

la bocca di parole e castagne

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