2.10.06

Signora, i tulipani

Signora, i tulipani sono diventati grandi e debbono andare a scuola, no guardi, è inutile che contesti signora, la legge è legge”. Il commissario continuava a fissare il vaso, ma i suoi occhi, beh senza tanti preamboli inutili, i suoi occhi si erano persi mentre osservava le azalee discrete; caddero giù e finirono nel tombino. Da allora il commissario pensava ai tulipani.

…e Chesterton guardava la TV.

Il commissario aveva visto le carriole fuggire inseguite dai contadini, gli scorpioni accoppiarsi, le comari peticciare, le spade scontrarsi; il commissario aveva visto donne impallidire, svenire davanti alle vergogne della vita. Capiva quando tacere o accendersi una sigaretta.

Capiva… o meglio, per molto tempo aveva capito… ora i tulipani non lo degnavano della minima attenzione, una parola, uno sguardo, un sospiro, anche un gesto, e invece niente, niente, stavano lì, zitti, a rimirarsi il cielo e a pretendere acqua.

Il commissario quando faceva la doccia piangeva, quando piangeva faceva la doccia.

…e Chesterton guardava la TV.

Il commissario aveva paura per i tulipani, temeva che la palla demolitrice li rapisse e portasse via,

per sempre. Era già successo con sua figlia. Era sparita un giorno con la palla demolitrice, non aveva più sentito il suo alito, e s’era ritrovato solo, con i tulipani.

Il tempo sembrava essersi fermato.

Il vento, delle volte, gli sferzava la fronte sotto il cappello, passeggiava sulla ringhiera e i tulipani stavano lì sotto. Passeggiava per ore, il buio lo sorprendeva in un angolo. Così si ricordava…

Spesso la sera non si spogliava nemmeno, il commissario De Lyn si metteva nel letto e spegneva la luce…

1 commento:

Dario Ciferri ha detto...

Quarto racconto che ruota intorno alla figura di Chesterton...