27.11.06

venivo a passi lenti

venivo a passi lenti
verso le stanze scomparse
tra i legni d’una barca
ora lo vedi il mare dall’alto
come un remo pronto a tagliare l’acqua
ci sono poche voci sull’autostrada
e alcuni viaggi che non pensi più di toccare
a goccia a goccia
com’è difficile circondare una sella
di petali di rosa
i binari sono agghiacciati
e sto seduto
sempre più spesso
come un povero principe stitico
non incontro più tanto spesso la ricchezza delle parole
ma vedo chiaramente dove sono i pini
le palme e il catodo signore

la corda mi continua a passare sotto
l’elastico non dà più le incredibili forme
delle bolle di sapone
anche la birra certe sere mi sembra solo amara
e nelle nuvole di tex vedo la sfumata gioia del passato
l’ironia deve essere scappata con le mie calze sul pavimento
e le ore mi passano un po’ più fredde e zitte
come la neve sulle scarpe
ma in un paese di mare mi pare che tra nebbia e mal di testa
non ci si possa lamentare
almeno finché i tetti sono rossi
e gli ulivi pelati
a dicembre brindiamo con spumante taroccato
e zampone in flute
le parole non sono naturali ma meccaniche e sgraziate
e anche la musica mi costringe spesso a fermare il ritmo
davvero questo cielo anonimo
non mi da la sensazione che ci sei
lo vedi il mare quando sbuca da una curva?
lo ricordi ancora il freddo sapore delle onde?
mi osservi mentre provo
un’altra volta a scriverti dei versi
senza riuscirci

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